In questo volume Jean Marc Yersin suddivide in capitoli e tipologie la sua ricerca fotografica concentrata su manufatti costruiti dalla mente e dalla fatica dell’uomo che ancora segnano pesantemente la storia e la memoria dei luoghi,  siano essi in disuso o ancora in funzione, siano archeologia industriale o contemporanea architettura, oppure autostrade, ponti ferroviari o fluviali, condotte, viadotti, birrerie, mulini, aree di servizio, raffinerie o cementifici.

Dopo un lungo periodo occupato a conservare vestiges al Museo Svizzero dell’apparecchio fotografico di Vevey, Yersin è tornato da alcuni anni alla sua originale formazione di fotografo con una passione giovanile elegante e mai nostalgica, un equilibrio calibrato dalla scelta di un formato tradizionale modificato in fase di scatto. 

Queste costruzioni, spesso surreali ed enigmatiche, sono cercate, trovate, scrutate e analizzate nel luogo dove sono state edificate e sul quale hanno avuto un impatto violento, per poi essere ricomposte in una messa in scena imprescindibile dal punto di vista del fotografo. 

Quella di Jean Marc Yersin è una sorta di narrazione fotografica scenografica e monumentale che ridisegna una nuova realtà e sembra voler aiutare a lenire l'attuale disordine ambientale di una natura che vorrebbe riprendersi quanto le è stato tolto.

Una visione in apparente assenza di uomini, auto, rumori, un isolamento che permette di capire un paesaggio che si è soliti osservare in modo confuso e miope.

Questo nuovo libro di Yersin è un viaggio intenso di riflessione sul paesaggio nelle sue trasformazioni, anche economiche e sociali.
Una fotografia che scaturisce ossessiva dal suo ritornare sui luoghi e da un continuo guardarli e riguardarli, in un'indagine in bianco e nero coerente che aiuta a connettersi con la loro anima.

Daniela e Guido Giudici
gennaio 2021